THRILLER CAFE' SI OCCUPA DI NESSUNO PENSI MALE

Gianni Paris

Nessuno pensi male è il titolo del thriller edito da Dario Flaccovio Editore che ci regala Gianni Paris, un thriller che diventerà un film entro il 2012 sotto la regia del livornese Emanuele Barresi, (sua la firma anche nella commedia «Non c’è più niente da fare», uscita nelle sale italiane nel 2009). Il libro in modo ironico ci presenta un’Italia corrotta che fa fatica a tirare giornata e una presenza straniera, quella cinese, che in poco si è consolidata nel territorio dettandone a volte anche le regole. Questi gli elementi principali della vicenda. Spichesi, il protagonista, si troverà alle prese con la camorra che lo vuole morto, costringendolo a lasciare il paese per salvarsi la vita. Ma, un amico o presunto tale, gli promette la salvezza “parcheggiandolo” in un ristorante cinese, che lo farà approdare dalla padella alla brace. Sì, perché Graziano Spichesi sarà affidato alla famiglia Chang che ha un ristorante che copre attività ben più losche che servire involtini primavera. Graziano penserà di essere in salvo e di poter sfuggire ai propri scagnozzi nascondendosi in un ambiente estraneo al suo, ma le differenze politiche e culturali delle due fazioni non sono poi così diverse, Graziano scoprirà infatti, che la famiglia Chang non gli richiede prestazioni da cameriere ma ha ben altre aspirazioni sul suo conto… Sarà nonno Chang ha offrirgli un’alternativa… incontriamo l’autore di questo thriller che ci lascerà increduli di fronte alle realtà della mala cinese.
D: Una storia tra due realtà considerate spesso fraudolente, napoletani e cinesi…
R: Per loro esiste una linea indistinguibile tra realtà e finzione come per uno scrittore. Partiamo dalla realizzazione delle brutte copie o esemplari dei capi delle grandi firme della moda. Sia i napoletani che i cinesi hanno l’abilità di mettere su un manichino l’abito da riprodurre, e il gioco è presto che fatto. Per entrambe poi, eliminare un uomo scomodo è meglio che graziarlo; per i cinesi vale la pena stringere alleanze con i napoletani, e viceversa. Entrambe le organizzazioni malavitose hanno la capacità di riuscire a finanziare i ‘pensionati’ dei vari clan, mantenendo intatti i valori della fedeltà e della gerarchia. Per entrambe, il silenzio e i linguaggi in codice rappresentano i requisiti fondamentali per non farsi beccare dalle forze dell’ordine.

D: Nel romanzo si parla di lavoro nero, traffico di organi, illeciti finanziari, quale parte è più romanzata?
R: Nessuna. O meglio, il romanzo prende spunto dal lavoro nero che è routine nel mondo cinese-napoletano. In Nessuno pensi male si parla di traffico di organi e non è invenzione neanche questo argomento. La ricettazione o il riciclaggio o le truffe sono quanto mai gli elementi principali che consentono alla mafia cinese e alla camorra di alimentarsi e allargare la loro porzione di potere.

D: È più facile parlare di certi aspetti a delinquere in chiave noir piuttosto che in un saggio?
R: Io sono scrittore di romanzi, i saggi non mi piacciono neanche come lettore. Se poi mi si chiede se la storia da me raccontata possa essere trasformata e interpretata in chiave saggistica, sicuramente basterebbe documentarsi e ciò sarebbe possibile, ma si rischierebbe di fare come in Gomorra, con nomi e cognomi e uno scrittore in fuga dalle anime cattive…

D: Nel romanzo sembri far intendere che la camorra sia meno pericolosa della mafia cinese, è così?
R: Be’, la triade è qualcosa di più complesso e mondiale, rispetto alla camorra. I cinesi sono dentro ogni tessuto, grande e piccolo, ed è ora che qualcuno si chieda e qualcun altro risponda sul perché i negozi di abbigliamento cinesi sono sempre vuoti eppure non chiudono mai…

D: Quanto c’è di reale in questo libro?
R: La storia mi è stata raccontata da un malavitoso cinese, conosciuto nelle mie vesti di avvocato. Ho spiegato al cliente che ero tanto curioso di conoscere il sistema triade, così con lui ho fatto un patto: Raccontami come funziona e io ti difendo gratis. È andata proprio in questo modo. L’unico aspetto sconosciuto per il cliente era il mio ruolo di scrittore. Non sa che tutte le ore di chiacchiere sono diventate un romanzo e presto anche un film per il cinema.

Nessuno pensi maleD: Può esistere il rispetto tra due persone appartenenti a due clan differenti?
R: Se fossi un camorrista, avrei rispetto di un altro capo clan cinese o napoletano. Siccome però non lo sono, rispondo che tra camorristi è meglio la pistola che il rispetto. I morti ammazzati che hanno segnato un’epoca ne sono la risposta alla vostra domanda. Oggi si uccide meno, ma da lì al rispetto ci passa la polvere da sparo…

D: Quale realtà ti spaventa di più?
R: Per ora, nessuna. Scrivendo il romanzo ho avuto il serio timore di ricevere minacce e condanne di morte, ma per fortuna, nonostante il successo del romanzo non è accaduto nulla di tutto questo. E ne sono felice. O meglio, mi sento uno scampato dal pericolo, anche se è ancora presto per cantar vittoria.

D: Ci auguriamo tu possa continuare a fare sogni tranquilli… hai fatto comprendere attraverso un racconto a volte umoristico di come certe dinamiche trovino spazio nel nostro paese.
R: La malavita fa parte di noi. L’esempio più palese è il controllo che la camorra ha di alcune società che sono capofila nel settore agro-alimentare italiano. Ho un cliente, come avvocato, che vende frutta e verdura nella Marsica a buon livello. Si rifornisce in un enorme mercato all’ingrosso e mi racconta di certe situazioni che lo costringono ad acquistare da tizio anziché da caio, oppure mi racconta che i prezzi sono tutti limati per non creare problematiche tra venditori affiliati.

D: Come si sposa la tua professione di avvocato con quella di scrittore?
R: C’è una grande differenza. Fare l’avvocato mi rende insicuro tutti i giorni. Tanti clienti non mi piacciono e con pochi ho stretto anche la giusta confidenza. Vestire i panni dello scrittore, invece, mi rende l’uomo più forte sulla faccia della terra. Percepisco la forza delle parole…

D: Alleggeriamo i toni: hai mai raccontato una barzelletta alla quale nessuno ha riso?
R: Non mi piacciono le barzellette dette da Gianni Paris. E in realtà non ho mai trovato lo spazio per raccontarle agli amici… Anzi, sono loro che mi fanno ridere con abilità e spirito tra cinesi, tedeschi e italiani che ne fanno una più di Berlusconi. Io sono un noirista, non un barzellettiere… (ride).

D: Ti piace mangiare cinese?
R: Sì, preferisco il maiale alla wok (riso, maiale, zucchine, salsa piccante). Da quando è uscito “Nessuno pensi male”, per una precisa scelta, lo ordinano ma lo degusto in famiglia.

D: Scriverai ancora di truffe allo Stato, di spaccio e di malavita o ti dedicherai ad un romanzo più “leggero”?
R: In estate inizierò a scrivere il secondo appuntamento con Graziano Spichesi e si ripartirà da Pescara. Dunque la risposta è questa: lascio la leggerezza agli altri, perché sento ancora la necessità di raccontare storie di malavita, anche se Graziano assumerà un altro ruolo. Confido nella mia editor, Raffaella Catalano, per dare il giusto ritmo alla storia e alle frasi.

D: Un saluto ai nostri lettori di Thriller Cafè.
R: Continuate a leggere e diffondere la voce di Thriller Café. Se qualcuno dovesse cambiar idea, giuro che vi faccio conoscere il boss cinese, quello vero…

Dopo questo “invito” nessuno si esimerà nel seguire il Thriller Cafè di Giuseppe Pastore… hai visto mai… grazie Gianni, ci rincontreremo per il tuo prossimo romanzo!
(PUBBLICATA SU THRILLER CAFE' IL 30.11.2011)

Commenti

Post popolari in questo blog