MONNALISA SI OCCUPA DI NONNO CHANG

Ho conosciuto Gianni Paris una sera, al termine del primo appuntamento del Sei giornate in cerca d'autore. Il più importante festival letterario abruzzese, organizzato dallo stesso Paris. Gli confesso di sapere chi è ma di non aver mai letto nessuno dei suoi libri. Si allontana qualche istante e torna con alcune copie. Tra queste Nessuno pensi male. Sono davvero curiosa di sapere come scriva Gianni Paris. Ho sbirciato i suoi libri tra gli scaffali, ho sentito pronunciare il suo nome tante volte, ma non ho mai avuto occasione di avere tra le mani uno dei suoi romanzi.
Nessuno pensi male è un noir. Questo vuol dire che ci muoviamo nei territori del giallo con sfumature meno eroiche e meno rassicuranti. Il protagonista del romanzo è un individuo tutto sommato piuttosto insignificante, Graziano Spichesi, che, suo malgrado, viene a trovarsi a contatto con una realtà ben più complessa e pericolosa di quanto possa immaginare.
Graziano, infatti, è nei guai. Il clan camorristico per il quale ha lavorato non vuole più sentir parlare di lui ed è pronto a liberarsene nel modo più efficace. Vincenzo parla chiaro: "Ha mandato me a farti fuori". Ma Vincenzo ha anche un'altra soluzione "apre il portellone del bagagliaio. Con la testa indica a Graziano di mettersi comodo". Graziano deve lasciare Napoli, deve andare altrove per non tornare indietro mai più. La nuova meta è Avezzano, "terra di terremotati e gente seria". Due ore o poco più di auto e Vincenzo scarica Graziano da Chang Lok, un cinese trapiantato nella cittadina marsicana che gestisce diverse attività. Spichesi si presenta: "Ho solo gli occhi un poco cinesi, signor Chang. Ho sentito parlare molto bene di voi. Sono proprio contento di lavorare qua".
Ed è proprio a quegli occhi un poco cinesi che si affeziona immediatamente il padre di Chang Lok, il vecchio capo Chang Li. Quegli occhi, infatti, riportano alla mente dell'anziano orientale il suo migliore amico, Yao Ming, morto tanti anni prima. Chang Li "non intrattiene rapporti con il circolo bocciofilo locale, non ha amici tra i monti della Marsica e, oltre il ristorante, il suo mondo è firmato China". Forse anche per questo chiede subito a Graziano, col quale ora condivide una striminzita camera da letto, di raccontargli la sua storia che, immagina, deve essere stata piuttosto "tlibolata".
E così Paris, in ogni breve capitolo del suo romanzo, procede in una sorta di narrazione in parallelo: la vita al passato di Graziano Spichesi, il suo presente dentro un ristorante cinese di una terra che non conosce e, a margine, i succinti appunti di Chang Lok, programmi che, sotto forma di ordini del giorno, ci portano a conoscenza delle autentiche e variegate attività del cinese: "confermare ora dell'asta; avviare controlli sanitari per il napoletano; dare al commercialista i soldi per gli stipendi delle sarte e far sistemare documenti contabili per possibile controllo della guardia di finanza; definire soldi per parenti; calcolare quanto dovuto per nuove pensioni ai compagni".
I progetti di Chang Lok diventano un modo attraverso il quale Gianni Paris si addentra in un mondo, quello dei cinesi in Italia, i cui innumerevoli risvolti ci sono per lo più ignoti. Soprattutto nel caso in cui tali risvolti non presentino nulla di lecito. Perché oltre ai negozi di abbigliamento e ai ristoranti, Chang e il suo clan gestiscono traffici ed affari decisamente irregolari. Il vecchio Chang Li, in nome di un affetto molto speciale, cerca di tirar fuori l'ignaro Graziano dalle spire cinesi nelle quali i camorristi lo hanno abbandonato. Ma sfuggire alle mire di un'organizzazione tanto articolata e implacabile è tutt'altro che semplice.
Gianni Paris ha una discreta dimestichezza con l'arte della scrittura. Sa essere un apprezzabile narratore e, seppur pecchi ancora di qualche minuscola ingenuità in fase costruttiva e stilistica, ha dimostrato di saper inventare e organizzare una storia interessante capace di andare a descrivere e a scavare in contesti che, in generale, conosciamo pochissimo. La finzione letteraria, probabilmente, ha colorito o addolcito alcuni dettagli, ma probabilmente il mondo cinese, anche in una cittadina della provincia abruzzese, può nascondere peculiarità inquietanti proprio come quelle di cui ci parla Paris. Una volta tanto mi sono trovata a leggere e recensire il romanzo di uno scrittore che è nato e che vive nella mia stessa terra. Ovviamente tutto ciò non può che farmi piacere per questo, devo immaginare, continuerò a parlare di Gianni Paris e dei suoi libri.

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