LA VIA DEL PEPE. PARIS PARLA DI CARLOTTO

Lo sapevo. Le malattie non vanno via e ti assalgono quando meno te lo aspetti. Dopo Giuseppe Culicchia, e del suo Ma in seguito a rudi scontri, torno vittima della sindrome del recensore per colpa di Massimo Carlotto. La conoscete, questa sindrome? No, e allora ve la spiego. Accade che nessuno mi chieda di scrivere del libro che ho appena finito di leggere, tuttavia la mia mano, e qualcosa che sta più su, iniziano a fremere e a raccontare la storia appena finita. Ci risiamo. Stavolta sono tornato bambino con la favola La via del pepe, finta fiaba africana per europei benpensanti, pubblicata dalle edizioni E/O. Dopo poche righe, quello che avevo solo immaginato dalle foto della prima e quarta di copertina, è diventato realtà. Carlotto parla della storia che mi ha reso scrittore. Ovvero narra di un viaggio della speranza dalla Libia a Lampedusa di svariati disperati del mare, su un carretta meglio chiamata peschereccio. Parla del mio Mare nero: oltre 120.000 copie vendute in un paese senza più lettori. Lo fa con poche pagine, accompagnate dalle illustrazioni di Alessandro Sanna: davvero bravo. Parla di Amal, un ragazzo di diciannove anni. E di suo nonno Boubacar Dembélé. Parla di una manciata di pepe, o meglio di cinque grani tenuti tenacemente in una mano. Così grazie a quei cinque grani, quello che per gli altri è la fine della vita e l'inizio della morte, per Amal diventa lo scudo contro la signora nera. Il mare non riesce ad inghiottirlo. I corpi degli altri colano a picco come ancore, quello di Amal resiste al confronto con la signora di cui sopra. Il finale non ve lo racconto. Mai fatto per nessun libro, figuriamoci per questa fiaba di Carlotto, di 41 pagine godibilissime, anche se per me è stato come rivivere la stesura del mio fortunato Mare nero.  Spero che Carlotto venga al Sei giornate la prossima estate (23-28 giugno 2015, arena Mazzini, Avezzano) a raccontare ai marsicani benpensanti cosa accade in zona Mar Mediterraneo. Regalerò La via del pepe ai bambini poveri della mia terra, convinto che questa agile lettura li faccia sentire meno poveri.  

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