FILIPPO FABBRI SI OCCUPA DI L'ULTIMA SCOMMESSA

“L’ultima scommessa”, Romagna Gazzette Giugno 2016
Sognava di diventare Pelè, si è ritrovato nei peggiori scantinati del dio (la maiuscola non è appropriata) pallone. Si chiama Giorgio Misteri, all’anagrafe del calcio non risulta in nessuna figurina, eppure quello che racconta nel suo diario è “un documento su fatti realmente avvenuti (magari non tutti) non a prova di falso”. A dargli parola è Gianni Paris, avvocato nella vita con la passione per scrittura e pallone, mix che può essere letale se maneggiato nel giusto modo. Il volume “L’ultima scommessa” (Meridiano Zero editore), porta la sua firma, ma possiamo dire tranquillamente che è un libro scritto dal protagonista del racconto. Misteri è un direttore sportivo trucca gare, un personaggio che finisce nei pericolosi ingranaggi delle partite accomodate, vaso di pandora scoperchiato nell’inchiesta della procura di Cremona, Last Bet pochi anni fa. Era tutto clandestino, tutto lecitamente accettato nel nome di una illecita sopravvivenza. Erano le difficoltà economiche a dare la ragion di stato: gli stipendi in pericolo, il giocattolo che rischiava di rompersi e fare innervosire i tifosi, la gloria che se ne andava. Anche perché diciamolo chiaramente: truccare le partite si rischia davvero poco in termini giudiziari. Qualche squalifica e qualche punto di penalizzazione, un po’ di giorni di carcere (Misteri se ne fa 9), nulla di più. Perché il calcio è uno strano universo, un mondo con regole proprie. Manda le telecamere negli spogliatoi prima delle gare per dare un’apparente trasparenza degli anfratti nascosti e mai violati fino a poco tempo fa, ma si chiude a riccio nell’istante qualcuno scoperchia pericolose derive di sistema (doping, scommesse, gare truccate, violenza delle tifoserie). Se n’era accorto il procuratore Guariniello arrivando a definire “il mondo del calcio è il più omertoso che abbia mai trovato”.
Rimane la coscienza dei singoli, quella terra bruciata che porta a fare i conti con sé stessi. Quella che porta Misteri a dire “il calcio è la vergogna che mi si legge in faccia”. Quella che gli fa sentire cucite addosso le parole di Saba: “sono come un portiere caduto alla difesa che ultima vana contro terra cela la faccia a non vedere l’amara luce”. Quella che gli ricorda che voleva essere Pelè e invece è stato solo la brutta comparsa di uno spettacolo che non accenna a chiudere il sipario.

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