RAFFAELLO FERRANTE ENTRA NEL MONDO DI GIORGIO MISTERI

Giorgio Misteri ha quarantatré anni. Aggrappato alle sbarre, non riesce a far altro che piangere. Non sa nemmeno lui l’ultima volta che lo ha fatto. Ma da tre ore la sua vita si è irrimediabilmente sgonfiata. Proprio come quel Dio pallone a cui ha fino ad ora votato la sua stessa esistenza. È infatti rinchiuso nel carcere di Cremona e la sua carriera di direttore sportivo è conclusa per sempre. Il mondo che l’ha prima lanciato come calciatore poi come dirigente, questa volta lo ha tradito. O forse è stato lui a tradirlo? Ovviamente la società per cui lavorava ha subito scaricato tutte le colpe su di lui, ma Giorgio sa che l’albanese, il suo primo referente per gli aggiustamenti delle partite, era proprio un uomo del presidente. “[...] Tratta le partite con lui e tienimi al corrente”: questo il diktat di chi ora lo rinnega, godendosi quella libertà che a lui è stata improrogabilmente negata, rinchiuso com’è in quella misera cella di pochi metri quadri, maleodorante di chiuso e urina… Gianni Paris, avvocato, scrittore e presidente dell’Avezzano calcio, manda in scena un romanzo-biografia sulla sconcertante vicenda che nel 2011 per l’ennesima volta ha minacciato di travolgere il dorato mondo del pallone, grazie all’operazione “Last Bet” sul calcio scommesse. Il protagonista del suo romanzo verità è Giorgio Misteri – ovviamente uno pseudonimo – un giovane direttore sportivo coinvolto in prima persona nel filone di indagini partite da Cremona ed estesosi poi a tutta Italia coinvolgendo squadre professionistiche di tutte le categorie. L’uomo dal momento del suo arresto ha redatto infatti un memoriale che ha poi consegnato al suo avvocato, Gianni Paris per l’appunto, paventando la possibilità di renderlo pubblico. E Paris, dopo aver ovviamente modificato e secretato le parti riconoscibili – è un romanzo verità, non un atto giudiziario – ha così firmato un documento estremamente interessante su uno dei fenomeni più controversi del mondo del calcio, lasciandoci un documento magari solo verosimile, magari di parte, ma comunque scritto di pancia e sopratutto dal di dentro, senza quindi possibili giudizi morali di sorta. Anche perché il suo romanzo alla fine, più che una nuda cronaca giudiziaria, ci racconta di quanto nella vita sia enormemente e drammaticamente facile davanti a certi bivi, accorgersi troppo tardi di avere imboccato quello sbagliato.

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